Classificazione
Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) costituiscono, attualmente, il gruppo di fibre commercialmente più importante di tutte le fibre artificiali inorganiche e già intorno agli anni ’30, grazie alle loro caratteristiche chimico – fisiche, venivano ampiamente utilizzate nell’isolamento termico e acustico e successivamente come rinforzo di materiali plastici, nell’industria tessile e in altre attività industriali.
Appartengono alle FAV le fibre/lane di vetro, le lane di roccia, le lane di scoria, le fibre ceramiche refrattarie (FCR) e le lane di nuova generazione (AES, HT wool).
- Le fibre a filamento continuo sono utilizzate in campo tessile, per usi elettrici e di materiali di rinforzo per plastica e cemento.
- Le lane di vetro per scopi speciali sono utilizzate in filtri ad alta efficienza ed isolamento aerospaziale.
- Le fibre ceramiche refrattarie (FCR) sono utilizzate in applicazioni industriali per l’isolamento di forni, di altoforno, di stampi di fonderia, di condutture, di cavi, per la fabbricazione di giunti ma anche nell’industria automobilistica, aeronautica e nella protezione incendio.
Le restanti FAV (lana di vetro per isolamento, lana di roccia, lana di scoria, altre fibre) sono denominate “lane minerali” e sono utilizzate come isolanti nell’edilizia ed in altre applicazioni: colture fuori suolo, camere sorde, rafforzamento di prodotti bituminosi, di cementi, di materiali compositi, ecc.
Smaltimento lana minerale: pericolosità ed analisi
Le FAV hanno differenti proprietà fisiche e chimiche; ai fini della tutela della salute, le più importanti sono la composizione e la dimensione delle fibre.
- La prima determina la bio-persistenza (ovvero il tempo di ritenzione all’interno del polmone); è infatti assodato che le fibre con elevate concentrazioni di questi ossidi sono bio-solubili e dunque poco bio-persistenti; ciò significa che queste fibre vengono smaltite dall’organismo prima che possano dare luogo ad eventuali effetti nocivi.
- La dimensione, invece determina la respirabilità delle fibre (le fibre più piccole sono in grado di penetrare profondamente all’interno delle vie respiratorie).
Alle FAV (nello specifico lane minerali e FCR) è assegnata una classificazione in merito alla sola cancerogenicità.
Di seguito si presenta la classificazione ai sensi del regolamento CLP, che il1° giugno 2016 ha sostituito integralmente le Direttive 67/548/CE e 99/45/CE e s.m.i.
Sono fondamentali i valori assunti dalla concentrazione del contenuto di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi e dal diametro delle fibre.
Nello specifico, si riporta integralmente la definizione della Nota Q e della Nota R.
Nota Q: La classificazione come cancerogeno non si applica se è possibile dimostrare che la sostanza in questione rispetta una delle seguenti condizioni:
- una prova di persistenza biologica a breve termine mediante inalazione ha mostrato che le fibre di lunghezza superiore a 20μm presentano un tempo di dimezzamento ponderato inferiore a 10 giorni, oppure
- una prova di persistenza biologica a breve termine mediante instillazione intra tracheale ha mostrato che le fibre di lunghezza superiore a 20μm presentano un tempo di dimezzamento ponderato inferiore a 40 giorni
oppure
- un’adeguata prova intraperitoneale non ha rivelato evidenza di un eccesso di cancerogenicità, oppure
- una prova di inalazione appropriata a lungo termine ha dimostrato assenza di effetti patogeni significativi o alterazioni neoplastiche.
Nota R: La classificazione come cancerogeno non si applica alle fibre il cui diametro geometrico medio ponderato rispetto alla lunghezza, meno due errori geometrici standard, risulti superiore a 6μm.
In sintesi, la Nota Q stabilisce che la classificazione “cancerogeno” non si applica se è possibile dimostrare, con un test, che le fibre hanno bassa bio-persistenza (caratteristica comune alle fibre con elevata concentrazione di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi).
La Nota R, invece, stabilisce che la classificazione “cancerogeno” non si applica alle fibre con diametro medio ponderale superiore a 6 micron. Nel 1986 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) infatti definì come fibre respirabili tutte quelle particelle con lunghezza maggiore di 5 micron, diametro inferiore a 3 micron e rapporto dimensionale L/D superiore a 3.
E’ sufficiente il rispetto di una sola tra Nota Q e Nota R affinché le FAV non siano classificate come cancerogene.
Smaltimento lana minerale
Secondo quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 152/2006, gli oneri relativi alla corretta gestione e smaltimento dei rifiuti sono a carico del produttore (la persona la cui attività ha prodotto rifiuti).
Il produttore deve procedere alla classificazione del rifiuto (ovvero attribuire un codice CER) sulla base della concentrazione delle eventuali sostanze pericolose in esso contenute.
Le possibili classificazioni per le FAV sono le seguenti:
- 17.06.03* – rifiuto speciale pericoloso;
- 17.06.04 – rifiuto speciale non pericoloso.
Ancora una volta, sono le caratteristiche chimiche e fisiche delle FAV (contenuto di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi e diametro medio geometrico pesato sulla lunghezza delle fibre, DLG-2ES) a determinarne la classificazione.
La nuova versione delle Linee Guida stabilisce che la rispondenza alla Nota R deve essere verificata analiticamente, mentre la rispondenza alla Nota Q deve essere verificata attraverso il mantenimento, anche dopo l’installazione dei prodotti, della documentazione attestante la bio-solubilità delle fibre impiegate (tipicamente contenuta nella scheda sicurezza dei singoli prodotti).
Per quanto riguarda lo smaltimento finale senza recupero alcuno del rifiuto, il Decreto 27 settembre 2010 “Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti nel decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio 3 agosto 2005”, all’art. 6 “Impianti di discarica per rifiuti non pericolosi”, punto 7, dispone che i rifiuti costituiti da FAV, indipendentemente dalla loro classificazione come pericolosi o non pericolosi, possono essere smaltiti nelle discariche per rifiuti non pericolosi, avendo l’attenzione che il loro deposito avvenga direttamente all’interno della discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate e sia effettuato in modo tale da evitare la frantumazione dei materiali.
Ai rifiuti contenenti fibre artificiali vetrose in possesso di un certificato di biosolubilità – documento che dovrà essere mantenuto a disposizione di eventuali controlli da parte di organi di vigilanza e che dimostrano la non pericolosità del rifiuto stesso – viene attribuito il codice CER 17.06.04.
Specifichiamo che, per quanto il solo certificato sia garanzia di non pericolosità del materiale, la maggior parte delle aziende di recupero, smaltimento o trattamento necessitano obbligatoriamente di un’analisi analitica per autorizzare l’entrata nel proprio impianto con codice CER 17.06.04.
Nel caso invece non siano note le caratteristiche delle lane minerali e non sia possibile eseguire un’analisi analitica, il rifiuto verrà classificato, in via cautelativa, con il codice CER 17.06.03*, ma le procedure di gestione del rifiuto rimarranno analoghe.
Confezionamento della lana minerale divenuta rifiuto
Per poter procedere ad un corretto smaltimento della lana minerale questa deve essere confezionata in big bag omologati. Gli impianti di destino hanno direttive molto rigide in questo ambito e, nel caso di un confezionamento non idoneo, si può rischiare anche il respingimento del materiale con conseguente segnalazione alla Provincia per carico “non conforme”.
Il big bag è realizzato in rafia polipropilenica e dotato di fodera interna saldata alla base, apertura totale o a caramella e quattro bretelle per il sollevamento. Questo confezionamento garantisce una gestione del rifiuto nel pieno rispetto ambientale.
Il presente articolo è stato redatto con la collaborazione dell’Associazione di categoria FIVRA – Fabbriche Isolanti Vetro Roccia Associate.