Pubblicato l’ultimo rapporto di ISPRA. La produzione di rifiuti speciali torna a salire dopo il periodo pandemico.
Nell’ultimo rapporto di ricerca pubblicato da ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – emerge una significativa crescita della produzione di rifiuti speciali che raggiunge i 165 milioni di tonnellate nell’anno 2021 (ultimi dati disponibili).
L’aumento è del 12,2% e si traduce in 18 milioni di tonnellate in più rispetto l’anno precedente (2020). Il settore delle costruzioni e demolizioni è quello con la maggiore produzione di rifiuti: 78,8 milioni di tonnellate, pari al 47,7% e si conferma anche quello in cui si recupera più materia, ossia l’80,1% dei rifiuti prodotti.
Il recupero di materia costituisce la quota predominante della gestione dei rifiuti speciali con il 72,1%, pari a 128, 3 milioni di tonnellate di rifiuti.
Un po’ di dati
I 165 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti si dividono in 154,3 di rifiuti non pericolosi (93,5%) e 10,7 pericolosi. Rispettivamente hanno avuto un incremento sull’anno precedente del 12,5% (17,1 milioni di ton) e 8,3% (820 mila ton).
Come accennato il settore delle costruzioni e demolizioni è quello che incide maggiormente sulla produzione di rifiuti speciali con il 47,7%; le attività di trattamento rifiuti e risanamento producono il 24,2%; mentre il settore manifatturiero incide per il 18,2% del totale.
Il Nord è il territorio in cui vengono prodotti la maggior parte dei rifiuti speciali, grazie ovviamente ad un tessuto industriale molto strutturato. Parlando di percentuali, il Nord produce il 58,4% del totale; il Centro il 16,5% e il Sud il 25,1%.
Tra le Regioni è la Lombardia a primeggiare con 37,4 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti (22,7% a livello nazionale); al secondo posto il Veneto con poco più di 18 milioni di ton (10,9%); al terzo l’Emilia-Romagna con 14,6 milioni di ton (8,8%).
Quanto recuperiamo dai rifiuti speciali?
I rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia, nel 2021, sono pari a circa 178,1 milioni di tonnellate, di cui 168 milioni di tonnellate (94,4% del totale gestito) non pericolosi e i restanti 10 milioni di tonnellate (5,6% del totale gestito) pericolosi. Il totale gestito è comprensivo dei rifiuti rimasti in stoccaggio presso gli impianti e presso i produttori al 31/12/2021, pari a 18,7 milioni di tonnellate.
Rispetto al 2020 (159,8 milioni di tonnellate) si assiste a un aumento dei rifiuti complessivamente gestiti pari all’11,4% (+18,3 milioni di tonnellate).
Nel 2021, i rifiuti avviati a forme di recupero risultano pari a 147,8 milioni di tonnellate (83% del totale gestito), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento sono pari a 30,2 milioni di tonnellate
Il recupero di materia scaturita dai rifiuti speciali si attesta al 72,1%, un dato sicuramente migliorabile ma nel quale troviamo alcuni veri e propri primati italiani, come il settore delle costruzioni e demolizioni.
Il reparto edili, infatti, recupera oltre l’80% dei rifiuti generati: dal 2017 questa percentuale è in continua crescita e si attesta ben sopra l’obiettivo fissato dalla direttiva 2008/98/CE del 70%.
Le operazioni di smaltimento interessano il 15,7%, circa 28 milioni di tonnellate, di cui il 5,7% in discarica.
Tra i rifiuti avviati a recupero, le sostanze inorganiche riguardano il 41,4% del gestito, mentre il recupero dei metalli rappresenta il 13,4%. Le sostanze organiche, principalmente carta, cartone e legno, sono il 9,9%.
Import-export
L’Italia è un importatore netto di rifiuti e ciò è una diretta conseguenza del fatto di essere un Paese carente di materie prime. Importiamo circa 7,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (98,7% non pericolosi) a fronte di un’esportazione di 3,9 milioni. Il materiale maggiormente importato è costituito da rottami metallici provenienti da Germania e Francia che vengono recuperati nelle nostre acciaierie.
Esportiamo principalmente rifiuti prodotti da impianti di trattamento rifiuti e dalle attività di costruzione e demolizione.
Settori critici e commento di ISPRA
- Rifiuti contenenti amianto: pari a 399 mila tonnellate e in diminuzione rispetto al 2020. “Non si rileva, in generale, un’attività sistematica di decontaminazione delle infrastrutture presenti sul territorio, da cui dovrebbe derivare una progressiva crescita della produzione di questi rifiuti”.
- Veicoli fuori uso: reimpiego e riciclaggio pari al 84,3% (target UE 85% – 2015). “Il recupero totale, per il quale è fissato un obiettivo del 95%, non viene conseguito non essendo effettuato il recupero energetico di nessuna delle frazioni derivanti dal trattamento dei veicoli.
- Pneumatici fuori uso: gestite 488 mila tonnellate (+70 mila ton esportate). “Avviata a recupero di materia (81,1%), tuttavia, dev’essere rafforzata la raccolta per garantire che tutti i flussi di rifiuti di pneumatici siano debitamente valorizzati”.
- Fanghi di depurazione delle acque reflue urbane: pari a poco più di 3,2 milioni di tonnellate. “Il 51,3%del totale gestito è avviato a smaltimento e il 45,6% a recupero. Per i fanghi di depurazione il Programma nazionale di gestione dei rifiuti ha individuato la necessità di implementare tecnologie di recupero anche di tipo energetico”.
- Rifiuti di costruzione e demolizione: viene recuperato l’80,1% dei rifiuti gestiti. “Il recupero riguarda prevalentemente la produzione di rilevati e sottofondi stradali, bisogna quindi nobilitare gli utilizzi con una riconversione in nuovi prodotti”.
- Rifiuti sanitari: pari a 265 mila tonnellate di cui 239 mila pericolosi. “La normativa di settore, che privilegia le operazioni di smaltimento, è comunque ormai datata e potrebbe essere aggiornata favorendo, ove possibile, forme sicure di recupero”.
Fonte
Rapporto Rifiuti Speciali – Edizione 2023, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)