Gli impianti di gestione degli scarti derivanti dal riciclo presenti in Italia non sono sufficienti.
È quanto emerso dal convegno a cui abbiamo partecipato tenuto da Assoambiente – Associazione Imprese Servizi Ambientali ed Economia Circolare – presso la fiera Ecomondo di Rimini durante il quale è stato presentato il loro ultimo report circa gli scarti derivanti dal riciclo.
Un’analisi preoccupante che pone il focus sulla mancanza di un’adeguata rete impiantistica per lo smaltimento dello scarto derivante dal processo di riciclo.
Oggi finiscono in discarica o vengono conferiti all’estero oltre 5 milioni di questi scarti, un quantitativo che potrebbe generare energia per soddisfare i consumi di circa 5 milioni di italiani.
Il contesto italiano
Secondo i dati forniti dall’Istituto di ricerca ISPRA dal 2000 ad oggi (2021 ultimi dati disponibili) la raccolta differenziata e il tasso di riciclo sono aumentati in maniera esponenziale: nel 2000 la raccolta differenziata in Italia era pari al 14,4% del totale, il recupero energetico pari al 7,7% e la discarica copriva due terzi del fabbisogno di smaltimento (67%). Viceversa, nel 2021 la raccolta differenziata è salita al 64%, il tasso di riciclo al 48,1% (nel 2000 il tasso di riciclo ancora non si calcolava), il recupero energetico pari al 18,3% e la discarica al 19%.
Secondo il Rapporto Annuale di ISPRA:
- Nel 2021 il quantitativo di raccolta differenziata totale è stato pari a circa 19 milioni di tonnellate (64% del totale dei rifiuti prodotti)
- Il tasso di riciclo effettivo è pari al 48,1% dei rifiuti urbani prodotti, quindi pari a 14,3 milioni di tonnellate
- Secondo questo calcolo la differenza tra i due valori, ossia lo scarto della raccolta differenziata non avviato a riciclo è pari a 4,7 milioni di tonnellate (24,8% del totale della raccolta differenziata)
- Bisogna però tenere in considerazione le cosiddette “perdite di processo”, ossia le emissioni in atmosfera derivanti soprattutto dai processi di recupero della frazione organica (compostaggio, digestione anaerobica). Gli scarti netti diventano pertanto 3,5 milioni di tonnellate.
Quindi, tenendo in considerazione un recente studio condotto dall’Università Politecnico di Milano, a fronte di 14,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani riciclati, il sistema Italia genera circa 9,5 milioni di tonnellate di materiale non riciclabile così ripartito:
- 3,5 milioni di tonnellate derivanti dagli scarti prodotti dalle operazioni di riciclo;
- 3,5 milioni di tonnellate derivanti da materiali provenienti dagli impianti di selezione;
- 3 milioni di tonnellate di rifiuto indifferenziato.
L’aumento delle raccolte differenziate ha comportato un aumento del flusso di scarti generati dalle operazioni di selezione, finalizzate a rendere più omogeneo il flusso di rifiuti urbani da avviare a riciclo.
Pertanto, non tutta la raccolta differenziata diventa riciclo effettivo.
La situazione impiantistica
Diventa essenziale una rete di impianti destinati al flusso di scarti e di quei materiali non riciclabili ma derivanti dalle attività di riciclo. Non bastano gli impianti di riciclo, servono gli impianti di backup per la gestione degli scarti, sovvalli e rifiuti non riciclabili, soprattutto impianti di recupero energetico.
La rete di impianti per la gestione di questi scarti è attualmente sbilanciata sulla discarica ed insufficiente, tanto da obbligarci ad esportare. Tale rete diventa ancora più importante e necessaria se si tiene conto che l’obiettivo europeo di riciclo è del 65% entro il 2035.
I flussi che quindi hanno bisogno di una risposta impiantistica adeguata sono:
- Gli scarti delle raccolte differenziate generati da:
- La qualità delle raccolte differenziate, ossia materiali impropri derivanti da errati conferimenti da parte degli utenti
- Gli scarti dei processi di selezione
- Gli output dal trattamento dei rifiuti indifferenziati negli impianti TBM o TM – una parte dell’indifferenziato viene portato presso impianti di Trattamento Meccanico Biologico o Trattamento Meccanico con l’obiettivo di individuare ulteriori quantità di rifiuti riciclabile
- Gli scarti dalle attività di riciclo
La maggior parte di questi flussi viene oggi conferita in discarica o all’estero per mancanza di impianti, anche se circa 5,2 milioni di tonnellate di questi materiali avrebbero un potere calorifico idoneo ad essere trattati in via prioritaria da impianti di recupero energetico.
Ecco il commento di Chicco Testa, Presidente di Assomabiente:
“Una gestione dei rifiuti urbani orientata al riciclo necessita prima di tutto di impianti di riciclo, ma, per funzionare, ha bisogno anche di un’adeguata rete di impianti capaci di trattare gli scarti delle raccolte differenziate, i materiali provenienti dagli impianti di trattamento meccanico biologico (i TMB) e i flussi residui di rifiuto urbano indifferenziato. Senza questa rete impiantistica gli stessi processi di riciclo entrano in crisi e quindi va considerata parte integrante della strategia di economia circolare. Questa rete di impianti deve essere prevalentemente costituita da impianti di recupero energetico, sia per rispettare la gerarchia europea delle forme di gestione dei rifiuti, sia perché si tratta di materiali con un potere calorifico adeguato al recupero di energia, in parte fonte rinnovabile che contribuirebbe quindi ai processi di decarbonizzazione, oltre a ridurre i conferimenti in discarica”
Fonte
Rapporto Assoambiente – “Scarti del riciclo e rifiuti non riciclabili: l’impiantistica di back up fondamentale per l’economia circolare”