“L’Italia che ricicla” è il rapporto annuale promosso dalla sezione Unicircular dell’associazione AssoAmbiente.
Il nostro Paese si conferma un’eccellenza europea nel settore del riciclo raggiungendo con largo anticipo l’obiettivo del 65% di imballaggi riciclati entro il 2025 (siamo a quota 72,8%) e avvicinandosi ulteriormente al tasso di riciclo dei rifiuti urbani fissato al 55% (siamo a quota 51,4%).
L’Italia rientra sicuramente tra i Paesi virtuosi per la gestione dei rifiuti, ma non bisogna dimenticarsi un dato importante e fortemente preoccupante: oggi conferiamo in discarica ancora il 20,1% dei rifiuti.
Inoltre, il settore ecologico non viene tutelato quanto necessario. Il valore dei materiali riciclati è ancora troppo soggetto alle oscillazioni dei mercati che, oggi come non mai, risentono anche degli avvenimenti internazionali.
Oltre il 30% degli aggregati riciclati dei rifiuti edili rimane inutilizzato, quand’invece si ricorre ancora ai materiali vergini da cava. Idem per le plastiche e gli scarti tessili.
Motivo, per cui, diventa impellente un “Whatever It Takes” che vada a sostenere il riciclo e la generazione di MPS, agendo soprattutto sulle fasi successive al trattamento di recupero di materia.
Nel report che abbiamo analizzato l’associazione AssoAmbiente propone un’Agenda di lavoro per il biennio 2024/2025 articolata in 10 punti. Azioni e investimenti che riuscirebbero a garantire un avvio reale verso l’economia circolare.
Le proposte di AssoAmbiente
- “Whatever it takes” per i materiali riciclati: l’efficacia dei processi di riciclo non può prescindere dalla collocazione sui mercati dei prodotti recuperati, oggi in parte inutilizzati. I mercati di sbocco per queste materie devono essere sostenuti da adeguati strumenti economici e fiscali: su tutti, certificati del riciclo ed estensione del meccanismo dei certificati bianchi.
- Quote di riciclato nei prodotti: prescrizione di quote minime di contenuto riciclato nei prodotti.
- IVA agevolata per le materie ottenute dal riciclo.
- Recupero energetico complementare al riciclo: deve essere rispettata la gerarchia dei rifiuti che lo vede subordinato alla prevenzione e al riciclo, ma preferibile all’incenerimento senza recupero di energia e allo smaltimento in discarica.
- Iter autorizzativi più rapidi e certi: necessario operare uno snellimento delle tempistiche degli iter autorizzativi per la costruzione di nuovi impianti e per l’aggiornamento di quelli esistenti.
- Ecodesign: la fase della progettazione dei beni determina fino all’80% dell’impatto ambientale dei prodotti. Devono essere applicate politiche tese a evitare produzione o importazione di beni contenenti materiali che pregiudicano la qualità del riciclo.
- Nuovi schemi di responsabilità del produttore di beni: deve essere posto in capo ai produttori dei beni (poi diventati rifiuti), il costo ambientali della gestione degli stessi lungo l’intero ciclo di vita, incentivando in questo modo anche un reale ripensamento dei processi produttivi.
- Decreti End of Waste (regole che governano i processi con cui i rifiuti cessano di essere tali): la definizione dei criteri comuni nell’UE dovrà consentire di raggiungere un equilibrio tra mercato e salvaguardia ambientale, partendo dalle applicazioni concrete dei prodotti riciclati.
- Trasporto dei rifiuti: vanno uniformate le discipline sulla movimentazione transfrontaliera dei prodotti e dei rifiuti. Ad oggi non esiste ancora un raccordo tra i Codici dell’elenco europeo dei rifiuti e i Codici Doganali. Questo genera eccessiva discrezionalità nei controlli doganali.
- Il ruolo di ARERA: appare imprescindibile una maggiore chiarezza nell’impianto di regole disegnato da ARERA e applicato dalle varie Amministrazioni Pubbliche.
Alla luce del sempre più determinante bisogno di approvvigionamenti energetici e di materie prime, e la conseguente difficoltà del nostro Paese di disporre di questi due fattori sul proprio suolo, risulta imprescindibile la necessità di disporre di materie prime seconde e di energia derivante dai rifiuti.
È quantomeno impensabile credere che l’economia circolare si possa raggiungere senza una struttura a supporto che tuteli gli investimenti di tutti gli stakeholders interessati e garantisca un sicuro riutilizzo di questi materiali.
Fonte
L’Italia che ricicla 2023 – AssoAmbiente