L’Istat ha pubblicato l’annuale report Bes – Benessere Equo e Sostenibile – in cui da 11 anni cerca di dare un quadro generale di “come si vive in Italia”. Attraverso 152 indicatori e 12 aree fondamentali il lavoro pone l’attenzione immutata alle persone che lo abitano, alle loro necessità, alle risorse e alle opportunità vecchie e nuove alle quali possono accedere, ai cambiamenti che hanno ottenuto o subìto, alle disuguaglianze dalle quali cercano di affrancarsi, ai loro stati di animo e alle loro prospettive per il futuro.
Il nostro focus si concentra ovviamente sui dati emersi dal settore ambientale in cui spiccano quelli relativi i rifiuti. L’Italia può vantare un trend positivo sia per quanto concerne i rifiuti pro capite che per il conferimento in discarica.
Le 12 aree tematiche analizzate sono:
- Salute
- Istruzione e formazione
- Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
- Benessere economico
- Relazioni sociali
- Politica e istituzioni
- Sicurezza
- Benessere soggettivo
- Paesaggio e patrimonio culturale
- Ambiente
- Innovazione, ricerca e creatività
- Qualità dei servizi
Istat, ambiente: sono molti gli aspetti negativi
Esclusi i rifiuti, su cui arriveremo tra poco, diversi indicatori mostrano come la ripresa delle attività economiche e sociali, successiva alla crisi pandemica, abbia concorso all’aumento delle pressioni sull’ambiente e – conseguentemente – dello stato dell’ambiente stesso. In particolare nel 2022, rispetto all’anno precedente, peggiora la qualità dell’aria (76,2% di superamenti della soglia di riferimento, contro il 71,7% del 2021), dopo un periodo di costante miglioramento; aumentano le emissioni di CO2, che tornano ai livelli del 2019 (7,3 tonnellate per abitante in entrambi gli anni); cresce il consumo di materiale interno (516 milioni di tonnellate, contro 505 del 2021 e 499,5 del 2019) e diminuisce la produzione di energia da fonti rinnovabili (30,7% di energia consumata da fonti rinnovabili, contro il 35,1% del 2021 e il 34,9% del 2019). Inoltre, non migliorano il consumo di suolo (7,14% della superficie complessiva, contro il 7,11% nel 2021 e 7,07% nel 2019) e la dispersione di acqua potabile dalle reti comunali di distribuzione, il cui alto livello rimane stabile in tutto il periodo (42,4% dell’acqua immessa in rete).
Scendono i rifiuti pro capite e il conferimento in discarica
La gestione dei rifiuti in ogni sua fase – raccolta, lavorazione per il riutilizzo, riciclaggio, incenerimento (con o senza recupero energetico), smaltimento in discarica – deve essere orientata alla sostenibilità, al fine di limitare l’impatto sulla salute umana e sull’ambiente. Nel 2022, rispetto all’anno precedente, in Italia la produzione di rifiuti urbani diminuisce, attestandosi nel complesso a 29,05 milioni di tonnellate (-1,8% rispetto al 2021), pari a 492 chilogrammi per abitante (-8,2 kg/ab.), e tornando quasi al livello del 2020 (487 kg/ab.).
I rifiuti che non possono essere recuperati in alcun modo, compresi gli scarti derivanti dai trattamenti di recupero, possono essere smaltiti attraverso l’incenerimento senza recupero energetico oppure con il conferimento in discarica, che occupa l’ultimo posto nella gerarchia dei rifiuti.
Questo tipo di smaltimento dei rifiuti urbani, che ha un alto impatto sull’ambiente e sulla salute umana, continua a diminuire nel 2022, attestandosi al 17,8% dei rifiuti urbani prodotti (-1,2 punti percentuali rispetto al 2021). L’obiettivo Ue è smaltire in discarica al massimo il 10% dei rifiuti urbani entro il 2035.