Economia circolare e piccole medie imprese: dal rapporto presentato da Circular Economy Network e CNA risulta che l’Italia si posiziona al primo posto tra le grandi economie dell’Unione Europea per quanto riguarda i temi legati al Green Deal.
A ciò si aggiunge una positiva risposta da parte delle PMI, il 65% delle quali ha dichiarato di mettere già in atto pratiche di economia circolare.
Economia circolare e PMI
Nella manifattura italiana sono attive 366 mila imprese, di cui il 97% ha meno di 50 addetti e quelle con meno di 10 sono l’81%. L’equazione è semplice: se queste imprese non partecipano alla transizione ecologica, questa semplicemente non ci sarà.
Secondo il rapporto preso in esame, il 65% delle PMI italiane ha dichiarato di mettere già in atto pratiche di economia circolare. Gli interventi riguardano:
- L’uso di materiale riciclato > 68,2%
- La riduzione degli imballaggi > 64%
- Interventi per la durabilità e la riparabilità del prodotto > 53,2%
Secondo il 70,4% del campione analizzato la maggiore sostenibilità ambientale è il principale vantaggio derivante dall’adozione di pratiche di circolarità; il 61% sostiene che queste misure generano anche benefici in termini di riduzione dei costi.
Esistono però delle evidenti criticità: il 67,5% manifesta un’eccessiva complessità burocratica, figlia soprattutto delle normative. Ne è un esempio il caso dei sottoprodotti, regime che dovrebbe consentire alle imprese di non classificare come rifiuto i propri scarti di produzione facilitandone l’avvio a recupero nel rispetto di determinati parametri. Strumento poco utilizzato proprio a causa della complessità introdotta per raggiungere tali parametri.
Altro ostacolo segnalato dalle imprese è quello dell’assenza di incentivi: il 66,5% denuncia la mancanza e/o inconsistenza di agevolazioni inerenti alla circolarità; mentre il 57% sostiene che gli investimenti sono troppo gravosi.
Economia circolare e dati: Italia in testa
Il report evidenza gli ottimi risultati del nostro Paese presenta in materia di economia circolare. Le performance di circolarità si basano sulla comparazione dei seguenti indicatori:
- Produzione e consumo
- Gestione dei rifiuti
- Materie prime seconde
- Competitività e innovazione
- Sostenibilità ecologica e resilienza
L’Italia si posiziona al primo posto con 45 punti, seguita da Germania (38), Francia (30), Polonia e Spagna (26).
Nello specifico, nel 2021 abbiamo avuto un tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio del 71,7%, 8% in più della media UE27 (64%). Inoltre, il riciclo dei rifiuti urbani in Italia è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo il 49,2%. La media UE è del 48,6%, la Germania “vince” con il 69,1%.
Per quanto riguarda i RAEE, i rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche: nel 2021 è stato pari all’87,1% (meno due punti percentuali rispetto al 2017), con una media UE dell’81,3%. Tutto ciò a fronte di una produzione media pro capite dei rifiuti urbani di 513 kg nel 2022 nella UE; mentre in Italia siamo passati dai 504 kg/ab del 2018 ai 494 kg/ ab del 2022.
Nel 2022, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni chilo di risorse consumate, 3,7 euro di PIL, +2,7% rispetto al 2018. La media UE, nel 2022, è stata 2,5 euro/kg. Anche il dato degli altri quattro principali Paesi europei è inferiore a quello dell’Italia.
In cosa dobbiamo migliorare?
Nonostante i dati positivi, esistono alcune aree in cui l’Italia deve assolutamente cambiare passo: le importazioni di materia sono il 46,8%, più del doppio della media europea (22,4%).
“Puntare sulla circolarità deve essere la via maestra per accelerare la transizione ecologica e climatica e aumentare la competitività delle nostre imprese”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network. “Ancora di più per un Paese povero di materie prime e soprattutto, nel contesto attuale, caratterizzato da una bassa crescita e dai vincoli stringenti del rientro del debito pubblico. L’Italia può e deve fare di più per promuovere e migliorare la circolarità della nostra economia, con misure a monte dell’uso dei prodotti per contrastare sprechi, consumismo e aumentare efficienza e risparmio di risorse nelle produzioni; nell’uso dei prodotti, promuovendo l’uso prolungato, il riutilizzo, la riparazione, l’uso condiviso; e a fine uso, potenziando e migliorando la qualità del riciclo e l’utilizzo delle materie prime seconde”.
Fonti
6° rapporto economia circolare – Circular Economy Network