La produzione di plastica in Europa è in forte diminuzione e i motivi sono molteplici. Nell’ultimo anno c’è stato un calo dell’8,3% della produzione, da quasi 59 milioni a 54 milioni di tonnellate, di cui 42,9 milioni si tratta di plastica vergine derivante da combustibili fossili.
Il settore in Europa comprende 51.700 aziende e genera un fatturato di circa 365 miliardi di euro. Come sottolineato da Marco ten Bruggencate, presidente di Plastics Europe: “L’erosione della competitività europea minaccia la transizione della nostra industria. […] La trasformazione della UE in un sistema circolare per la plastica è in grave pericolo a causa delle importazioni che non sempre rispettano gli standard europei. La dura verità è che stiamo già assistendo alla chiusura di impianti di produzione nell’Ue, con conseguente delocalizzazione dell’industria, dei posti di lavoro e degli investimenti sostenibili.”
Anche la produzione di plastica secondaria ha avuto un crollo del 7,8%, pari a 7,1 milioni di tonnellate: è la prima volta da sei anni che questo mercato ha una flessione. Uno dei motivi principali è il basso valore attuale del petrolio al barile. Oggi produrre plastica vergine da petrolio è più conveniente che utilizzare quella riciclata. Non solo, la domanda interna si è orientata verso polimeri a buon mercato importati da paesi extra-Ue.
Sul mercato globale la plastica prodotta in Europa è scesa dal 28% al 12% negli ultimi 18 anni. L’UE è diventata importatrice netta di resine nel 2022 e di plastica finita dal 2021.
Fonte: Plastics – the fast Facts
Emblematico il caso del rPET, sicuramente uno dei materiali riciclati di maggior consumo e valore aggiunto. La normativa europea obbliga i produttori di bottiglie per bevande all’utilizzo di almeno il 25% di plastica riciclata entro il 2025 e limita le plastiche monouso, eppure, questa misura, invece di incentivare l’utilizzo del rPET europeo, ha favorito i più economici polimeri d’importazione che non sono soggetti ai controlli di tracciabilità e qualità.
Discorso analogo per le plastiche HDPE: gli ultimi dossier sul tema hanno registrato un aumento di “granuli di importazione, tipicamente da paesi extra-Ue, genericamente presentati come ‘riciclati’, il cui posizionamento di prezzo (inferiore addirittura al vergine) li qualifica probabilmente come seconde scelte / fuori norma (in ogni caso si tratta di vergine e non di riciclati)”.
Il rischio, purtroppo più concreto di quanto si possa pensare, è quello che le aziende produttrici utilizzino polimeri riciclati d’importazione a buon mercato e non tracciati, i quali molto probabilmente sono i rifiuti di plastica a minor valore aggiunto che l’Europa ha spedito nei paesi terzi.
Una situazione che sta danneggiando in maniera importante il mercato della plastica e facendo registrare la chiusura di molti impianti europei.
Fonti
Plastics Europe: Plastics – the fast Facts
Plastics Recyclers Europe: Recession hits the EU’s plastics recycling industry